mercoledì 7 gennaio 2015

Come difendersi dalla pubblica amministrazione?

La lettera che leggerete, poco ha a che fare con i temi trattati solitamente su questo blog. Ma noi famiglie della classe quinta E del Liceo  Scientifico Castelnuovo di Firenze stiamo vivendo una vicenda che ha dell'assurdo e  vogliamo condividere il più possibile la nostra esperienza. Quest'anno sono l'unica rappresentante dei genitori e sono due mesi che tutti i giorni non faccio altro che occuparmi di questo caso. Stiamo chiedendo in tutto i modi possibili che ognuno faccia il proprio dovere  per il diritto allo studio dei nostri ragazzi e lo chiediamo soprattutto a quelle persone che dovrebbero garantire questi diritti ma che puntualmente ci ignorano...

Ecco la lettera di uno dei genitori, inviata a vari organi di comunicazione 

Ho visto in questi giorni, alla TV,  uno spot del Governo nel quale si sottolinea che i periodi di crisi sono di stimolo per nuove iniziative.
Ho riflettuto che, in effetti, molti giovani d’oggi, così segnati da questa crisi  , programmano il loro futuro cercando di conoscere le lingue, di specializzarsi e affrontano il mondo che li aspetta alla fine degli studi   consapevoli delle proprie possibilità e di ciò che li circonda molto più di quanto non lo fosse la mia generazione.
Mia figlia, diciottenne, frequenta l’ultimo anno del Liceo scientifico Castelnuovo di Firenze.
Un liceo prestigioso della città, che ha sfornato intellettuali e personalità di ogni tipo, ma che – soprattutto – ha dato un’ottima preparazione a migliaia di studenti che sono passati per le sue aule, consentendo loro di accedere con tranquillità ai diversi rami universitari.
Certo, non tutti sono neo Vittorio Alfieri: il   Castelnuovo è un liceo statale, con alunni di ogni livello.
Ma sicuramente chi ci si iscrive lo fa sapendo di prendersi un notevole impegno per i cinque anni successivi.
Anche nella classe di mia figlia i ragazzi hanno curricula diversi gli uni dagli altri, ma molti tra loro hanno investito e si sono impegnati nello studio.
Alcuni di loro da tempo si preparano per poter accedere a scuole di eccellenza, come la Normale di Pisa o l’Istituto Sant’Anna. Altri hanno già fatto esami e test preliminari per essere ammessi ad Università straniere; altri ancora si stanno preparando per i test di ingresso delle nostre Università statali.
Ma c’è un “ma”.
Quest’anno, per il pensionamento del loro insegnante di matematica e fisica (stimato e amato) è stata assegnata dalla Dirigente Scolastica alla loro classe una nuova docente che proveniva da un’altra regione, perciò sconosciuta alla scuola. Già può apparire azzardato affidare la preparazione di matematica e fisica di una quinta liceo scientifico ad un nuovo docente. In effetti  da subito questa decisione è apparsa improvvida.
Non voglio dilungarmi sui numerosi episodi e fatti avvenuti, testimoniati da compiti, colloqui e testimonianze di alunni, genitori e docenti. Fatto sta che  ben presto è stata evidente l’inadeguatezza di questa insegnante, sia sotto il profilo strettamente didattico che sotto quello forse ancora più importante caratteriale e relazionale, trattandosi di una figura professionale di educazione e formazione.
La docente spiegava commettendo errori, che poi negava; si rifiutava di dare spiegazioni, di lasciare testimonianza delle sue lezioni utilizzando la lavagna interattiva e contravveniva più volte al regolamento di Istituto, alle norme previste dallo Statuto degli studenti e si comportava in modo tale da creare un rapporto di continua tensione con la classe, tanto in un’occasione da rendere addirittura necessario l’intervento della Pubblica Sicurezza - chiamata da alcuni genitori che si trovavano per caso all’interno dell’edificio scolastico -che ha verbalizzato l’accaduto. Di tutto questo la D.S. era stata messa al corrente ripetutamente, sia verbalmente che per iscritto, da genitori ed  alunni, che ne avevano richiesto un   rapido intervento fin dal mese di ottobre. Come risposta la Dirigente faceva in più occasioni ampie rassicurazioni verbali, ma non si risolveva a prendere alcuna iniziativa concreta, quasi sperasse in una soluzione spontanea del problema. E’ stata allora coinvolta anche la Dirigente dell’Ufficio Provinciale scolastico. Anche lei, in accordo con la Preside, ha rassicurato le famiglie che si sarebbero presi provvedimenti efficaci nel giro di pochi giorni. Ma è continuato a non succedere niente, come se le denunce sottoscritte da tutte le famiglie, e protocollate, fossero prive di valore.
Non è tanto quindi l’inadeguata preparazione della docente il problema. Può capitare infatti a tutti di sbagliare o di avere delle lacune. Il problema nasce quando da un lato non si ha l’onestà di ammetterlo e la volontà di porvi rimedio e dall’altra  vi è chi,come la Dirigente Scolastica, di fronte alla denuncia di   comportamenti scorretti, invece di   tutelare quel diritto allo studio ed alla preparazione  così importante per i nostri ragazzi, assume un atteggiamento così passivo da apparire omertoso ed evita di prendersi qualsiasi responsabilità, venendo meno anche ai propri obblighi e doveri, anche secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
Renzi nella Conferenza Stampa di fine anno, citando Tony Blair, sosteneva che per risollevare il Paese ci vogliono tre cose. “Eucation, education, education”. Sarebbe questa la nostra? E’ questa la “buona scuola” che tanto auspichiamo? Quella nella quale gli studenti chiedono solo di poter studiare in modo sereno e corretto e vengono ignorati in questa loro legittima richiesta?
L’episodio che ho raccontato – e che  avrà un seguito, perché le famiglie hanno la volontà di far valere i diritti dei propri figli, ricorrendo agli organi competenti – è sì un caso, ma a mio avviso significativo.
Si parla tanto dell’importanza dell’educazione, della cultura e dell’istruzione. E’ argomento di oggi la valutazione delle scuole e dei docenti, ma, in effetti, di cosa si parla?
Di valutare gli insegnanti in base ai corsi di aggiornamento fatti (privati? a pagamento?), in base ad ore fatte oltre l’orario stabilito? Non si dovrebbe piuttosto far giudicare le vere capacità di chi lavora – come in qualsiasi attività – dai dirigenti che, in quanto tali, hanno l’obbligo di verificare l’efficienza e la qualità del servizio e della prestazione d’opera?
E non stiamo parlando di un’attività qualsiasi, ma di scuola, dove si dovrebbero formare ed educare le nuove generazioni.
Ma la mia esperienza di questi giorni mi dice che nella realtà nella scuola non vengono neppure presi i provvedimenti già previsti dalle leggi vigenti per garantire i diritti fondamentali degli studenti.
 Quei ragazzi che avevano programmato il loro ultimo anno di liceo per prepararsi al mondo accademico vedono frangersi le loro ambizioni e le loro speranze contro un muro di gomma di chi non vuole problemi, di chi traccheggia pensando che tanto, tra pochi mesi l’anno scolastico sarà finito.
Certo, a luglio, finiti gli esami di Stato, a mia figlia e ai suoi compagni non importerà più niente del Liceo Castelnuovo, della sua Dirigente Scolastica o della professoressa di matematica e fisica. Importerà solo di dover prendere atto di non avere i numeri – e non mi riferisco solo alla valutazione – per accedere ai corsi di studio ai quali ambivano.
Penso che ci sia di che riflettere.


Susanna Biagi,       Firenze 06/01/2015

1 commento:

  1. Annamaria, come ben sai, faccio parte della scuola e mi amareggia molto una lettera del genere. ...purtroppo devo confermare che nella scuola, quando il Dirigente scolastico non fa il suo dovere, è tutta la scuola che ne paga le conseguenze..e i ragazzi (che in tempi di Autonomia scolastica si chiamano utenti...e già questo la dice lunga sul valore della Formazione in senso ampio) sono i primi a pagarne lo scotto. Faccio tanti auguri a te, a tua figlia e a tutti i ragazzi!

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