In Italia, diversamente dal
mondo tessile in generale, il patchwork
non ha una grande tradizione storica. Questo ha influenzato in maniera molto
soggettiva tutte quelle persone che si sono avvicinate a questo “nuovo” modo di
creare con i tessuti. Una rappresentante che io trovo molto interessante e
brava nel riuscire a fondere patchwork
e tradizione italiana è Fabia Delise. Di lei non si sente molto parlare, è più
semplice avere l’opportunità di ammirare le sue opere all’estero che non in
Italia.
E' quindi con grande piacere ed onore ospitare Fabia in questo mio spazio virtuale, parlare di lei e mostrare qualche suo lavoro.
A. Quando e come è scattato
l’interesse per il patchwork?
In realtà è stata una
scoperta inaspettata… certamente legata a un profondo legame con i tessuti che
mi accompagna da sempre. Da bambina mi perdevo a guardare una vecchia zia
cucire e ricamare, giocavo con i ritagli di tessuto e con i fili di lana e
credo che manipolarli e toccarli ora rievochi quel senso di protezione che
accompagna l’infanzia. Il primo contatto con il Patchwork è stato attraverso un
corso di trapunto a macchina a mano libera, quando ancora non sapevo cosa fosse
un quilt.. praticamente come quando si comprano le scarpe e poi ci si abbina il
vestito. Però è stato amore a prima vista, avevo già esperienza con la macchina
da cucire e da subito ho colto una possibilità di espressione di una creatività
che mi portavo dentro ma che non aveva ancora trovato la strada giusta per
uscire.
A. perché e come hai sentito
la necessità di trovare una tua strada?
Forse proprio per questa
innata voglia di esprimere la mia creatività, forse per il fatto che in casa
c’era anche uno zio pittore e oltre ai fili e ai tessuti ero circondata da
colori e tele da dipingere.
Ma anche perché avevo bisogno
di un mio mondo in cui rifugiarmi, un mondo fatto di cose che mi davano gioia e
sicurezza, in un momento in cui la vita mi dava tanta tristezza e dolore.
A. come trovi la tua
ispirazione?
In realtà è un grande lavoro,
ci sono modalità diverse, ma è una lenta e costante crescita personale, bisogna
nutrire l’artista che c’è in noi per farlo crescere e renderlo in grado di
mostrarsi agli altri. Creare per me è un po’ mettere a nudo i miei sentimenti,
permettere alle persone di vedere un lato di me che di solito nascondo (sono
piuttosto timida e introversa). Per esempio scrivere su un diario un po’ tutto
quello che mi passa x la mente, preferibilmente al mattino a mente fredda,
oppure tenere uno sketchbook, fare fotografie ma anche semplicemente passare un
po’ di tempo a seguire i blog che mi piacciono o perdermi nei social.. (tra
tutti il mio preferito è senza dubbio Pinterest). E poi ci sono i viaggi… le
mostre d’arte, il cinema, il teatro, la musica. Tutto è fonte di ispirazione
anche le persone, i sentimenti che provo, la realtà che vivo.
A. Sei nata a Trieste ma sei
genovese di adozione questo ha influito nella tua arte?
Ha influito tanto direi…
tutti gli spostamenti che ho fatto nella mia vita (ho vissuto anche in Francia
e a Roma) mi hanno permesso di capire che potevo essere me stessa in qualunque
luogo,e che dovevo aprirmi agli altri. Coltivare la propria passione e
conoscere persone diverse non può che arricchire. Trieste la adoro, ho lasciato
un piccolo pezzo del mio cuore lì e credo che alla fine di questo girovagare
sarà il luogo dove voglio tornare. Genova e Trieste… città all’apparenza molto
simili, ma profondamente diverse. A Genova mi manca la leggerezza, la voglia di
divertirsi che hanno i triestini e a volte non riesco a trovare una mia dimensione.
Ma ho incontrato persone meravigliose anche qui, all’apparenza riservate ma che
sanno dare molto appena hai bisogno di aiuto. Bisogna solo faticare di più per
farsi accettare.
A. Hai in programma mostre
nel 2015?
Ci sono diversi progetti ma
per ora mi sto concentrando ad ultimare i lavori per una mostra che rientra
nella manifestazione Aiguilles en Luberon, che si terrà nel sud della Francia
(Provenza) dal 14 al 17 maggio. E’ una manifestazione in costante crescita che
coinvolge diversi piccoli villaggi di una parte della Provenza non ancora
troppo turistica. Vi avevo partecipato già nel 2011 e devo dire che sono molto
felice mi abbiano rinnovato l’invito. Anche questa volta condividerò lo spazio
espositivo con Rita Frizzera, grande artista e grande amica. Insieme stiamo
portando avanti un piccolo progetto che mostreremo in anteprima proprio in
questa occasione.
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