mercoledì 25 marzo 2015

Fabia Delise


In Italia, diversamente dal mondo tessile in generale,  il patchwork non ha una grande tradizione storica. Questo ha influenzato in maniera molto soggettiva tutte quelle persone che si sono avvicinate a questo “nuovo” modo di creare con i tessuti. Una rappresentante che io trovo molto interessante e brava nel riuscire a fondere patchwork e tradizione italiana è Fabia Delise. Di lei non si sente molto parlare, è più semplice avere l’opportunità di ammirare le sue opere all’estero che non in Italia. 
E' quindi con grande piacere ed onore ospitare Fabia in questo mio spazio virtuale,  parlare di lei e mostrare qualche suo lavoro.

  


A. Quando e come è scattato l’interesse per il patchwork?

In realtà è stata una scoperta inaspettata… certamente legata a un profondo legame con i tessuti che mi accompagna da sempre. Da bambina mi perdevo a guardare una vecchia zia cucire e ricamare, giocavo con i ritagli di tessuto e con i fili di lana e credo che manipolarli e toccarli ora rievochi quel senso di protezione che accompagna l’infanzia. Il primo contatto con il Patchwork è stato attraverso un corso di trapunto a macchina a mano libera, quando ancora non sapevo cosa fosse un quilt.. praticamente come quando si comprano le scarpe e poi ci si abbina il vestito. Però è stato amore a prima vista, avevo già esperienza con la macchina da cucire e da subito ho colto una possibilità di espressione di una creatività che mi portavo dentro ma che non aveva ancora trovato la strada giusta per uscire.
 


A. perché e come hai sentito la necessità di trovare una tua strada?

Forse proprio per questa innata voglia di esprimere la mia creatività, forse per il fatto che in casa c’era anche uno zio pittore e oltre ai fili e ai tessuti ero circondata da colori e tele da dipingere.
Ma anche perché avevo bisogno di un mio mondo in cui rifugiarmi, un mondo fatto di cose che mi davano gioia e sicurezza, in un momento in cui la vita mi dava tanta tristezza e dolore.




A. come trovi la tua ispirazione?
In realtà è un grande lavoro, ci sono modalità diverse, ma è una lenta e costante crescita personale, bisogna nutrire l’artista che c’è in noi per farlo crescere e renderlo in grado di mostrarsi agli altri. Creare per me è un po’ mettere a nudo i miei sentimenti, permettere alle persone di vedere un lato di me che di solito nascondo (sono piuttosto timida e introversa). Per esempio scrivere su un diario un po’ tutto quello che mi passa x la mente, preferibilmente al mattino a mente fredda, oppure tenere uno sketchbook, fare fotografie ma anche semplicemente passare un po’ di tempo a seguire i blog che mi piacciono o perdermi nei social.. (tra tutti il mio preferito è senza dubbio Pinterest). E poi ci sono i viaggi… le mostre d’arte, il cinema, il teatro, la musica. Tutto è fonte di ispirazione anche le persone, i sentimenti che provo, la realtà che vivo.

A. Sei nata a Trieste ma sei genovese di adozione questo ha influito nella tua arte?
Ha influito tanto direi… tutti gli spostamenti che ho fatto nella mia vita (ho vissuto anche in Francia e a Roma) mi hanno permesso di capire che potevo essere me stessa in qualunque luogo,e che dovevo aprirmi agli altri. Coltivare la propria passione e conoscere persone diverse non può che arricchire. Trieste la adoro, ho lasciato un piccolo pezzo del mio cuore lì e credo che alla fine di questo girovagare sarà il luogo dove voglio tornare. Genova e Trieste… città all’apparenza molto simili, ma profondamente diverse. A Genova mi manca la leggerezza, la voglia di divertirsi che hanno i triestini e a volte non riesco a trovare una mia dimensione. Ma ho incontrato persone meravigliose anche qui, all’apparenza riservate ma che sanno dare molto appena hai bisogno di aiuto. Bisogna solo faticare di più per farsi accettare.
 
A. Hai in programma mostre nel 2015?
Ci sono diversi progetti ma per ora mi sto concentrando ad ultimare i lavori per una mostra che rientra nella manifestazione Aiguilles en Luberon, che si terrà nel sud della Francia (Provenza) dal 14 al 17 maggio. E’ una manifestazione in costante crescita che coinvolge diversi piccoli villaggi di una parte della Provenza non ancora troppo turistica. Vi avevo partecipato già nel 2011 e devo dire che sono molto felice mi abbiano rinnovato l’invito. Anche questa volta condividerò lo spazio espositivo con Rita Frizzera, grande artista e grande amica. Insieme stiamo portando avanti un piccolo progetto che mostreremo in anteprima proprio in questa occasione.


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